La sanguisuga, a causa della possibilità di trasmettere infezioni, può essere teoricamente utilizzata su un solo paziente.
Quindi, dopo la terapia il paziente può conservala per almeno otto mesi e poi in teoria riutilizzarla. Nello stesso contenitore possono essere conservate solo le sanguisughe omogeneamente sazie, in quanto, altrimenti le sanguisughe affamate attaccherebbero quelle sazie.
Esistono due opzioni:
Dopo la terapia, la sanguisuga viene annientata, immergendola nell’alcool.
Nel processo di diagnosi con le sanguisughe, il paziente conserva la sanguisuga e osserva il suo grado di sopravvivenza nel tempo. A seconda della fase del trattamento e della loro sopravvivenza, è possibile determinare in quale parte del corpo si trovino le tossine.